Tornare a guardare: intervista al fotografo Enzo Crispino

Capita a volte di scovare qualcosa di interessante che produce in noi curiosità. Questo è successo di recente con il fotografo Enzo Crispino. Un autodidatta che, per puro caso, ha attirato la nostra attenzione e di cui oggi vogliamo proporre una breve intervista accompagnata dai suoi scatti. 
Questo vuole essere prima di tutto il racconto della sua passione e curiosità che lo hanno portato a lavori interessanti e davvero personali.

 

 

Due parole su Enzo Crispino

Nato a Frattamaggiore nel 1964, lavora come tornitore e fresatore in provincia di Reggio Emilia, dove vive. La passione per la fotografia lo ha portato a collaborare con Vogue Italia e con l’agenzia Art+Commerce di New York. Dal 2015 fa parte dell’agenzia americana per fotografi Freelance Blink di New York.

 

 

 

Quindi sei un autodidatta e sei arrivato a padroneggiare così bene la fotografia.   Com’è successo? Come nasce la tua passione?

L’incontro con la fotografia è stato del tutto casuale durante una vacanza in auto – destinazione Inghilterra – nell’estate del 1990. Avevo comprato per quell’occasione una macchina fotografica compatta della Ricoh senza nessuna velleità ma solo per portare a casa qualche ricordo. 

Durante la vacanza ho in mente il momento in cui eravamo ad Avebury a visitare il Cerchio di Pietre, avevo chiesto ad un amico della compagnia se mi facesse vedere dal mirino della sua reflex Minolta lo scenario nel quale eravamo immersi e ricordo nitidamente la sensazione di forte stupore. Al termine della vacanza ho deciso di iniziare l’hobby della fotografia comprando la mia prima reflex economica, una Canon 1000. 

Per molti anni è rimasto un semplice hobby senza mai avere le condizioni e il tempo necessario, e probabilmente anche la voglia, di cominciare a studiare la fotografia. Mi sono limitato quindi alle semplici ma sempre emozionanti foto cartolina delle vacanze. 
Con il tempo mi sono reso conto che da questa situazione non ricevevo più nessun impulso e ho deciso quindi di iscrivermi a siti online di fotografia, a partecipare ai forum dedicati e vedere video lezioni su YouTube. Questa è stata la mia scuola che ha suscitato finalmente in me quella curiosità necessaria per sapere e conoscere la fotografia. 

 

Enzo Crispino, Il rumore del silenzio

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Ho iniziato così a esplorare la tecnica e da subito mi sono sentito attratto più dal colore che dal bianco e nero.
Cercavo di trovare una mia strada nel colore, qualcosa nel quale mi riconoscessi, e lo trovai nella dominante dei gialli che volevo fosse sempre percettibile nelle mie foto. 
Un passo fondamentale perché l’hobby si tramutasse poi in una vera passione è stato quando pochi anni fa, con i figli ormai grandi, ho potuto avere più tempo da dedicare allo studio della fotografia. 

È stato anche un libro del grande autore reggiano Luigi Ghirri, Lezioni di fotografia, prestatomi da un amico. Aveva visto alcune mie fotografie sui siti dedicati e sui social e mi disse che avevano un richiamo ghirriano. Ammisi la mia ignoranza e che, purtroppo, non lo conoscevo e così mi prestò il libro. 
Fu per me una rivelazione, tutto il suo scritto mi affascinò moltissimo e mi rivedevo nei suoi concetti: ne estrapolai due che sono poi diventate le mie linee guida da tenere sempre presente.

Questo è il primo:

 «La fotografia non è pura duplicazione o un cronometro dell’occhio che ferma il mondo fisico, ma è anche un linguaggio nel quale la differenza fra riproduzione e interpretazione, per quanto sottile, esiste e da luogo a un infinità di mondi immaginari.»

Il secondo è questo: 

«[…] riportare l’occhio a vedere le cose che ci sono, dove sono, ripulire lo sguardo da troppa lacca metaforica e simbolica. Tornare a guardare.»

 

Enzo Crispino, Otto ore

Fotografia e poesia. Spesso i tuoi scatti nascono da versi poetici. Che rapporto hai con la poesia?

Non ho potuto frequentare scuole superiori ma ricordo che alle medie, durante le lezioni di italiano per me un po’ astruse, c’era un ambito che mi appassionava ed era quello della Poesia. La professoressa era affascinata da Ungaretti e quasi tutte le lezioni erano sempre volte verso questo poeta.

Quando poi ho iniziato a scattare foto, avvertivo la necessità di un cambiamento, qualcosa che mi desse nuova linfa nel prendere in mano la macchina fotografica. Decisi di iniziare a costruire progetti fotografici. Nel 2015, nel preparare un mio primo progetto fotografico, mi accorsi di aver bisogno di qualcosa che gli desse “corpo”, per evitare di costruire una semplice sequenza di immagini fine a se stessa anche se ben composta.
Mi ricordai allora di una poesia di Ungaretti, Veglia, che avevo studiato. Associai le mie foto ai versi e capii che si fondevano perfettamente. Da allora, in ogni mio nuovo progetto cerco (ma non sempre riesco) di fondere insieme poesia e fotografia.

Penso che la fotografia concettuale ispirata da una poesia, o una libera estrapolazione di alcuni versi, dia più contenuto al lavoro stesso. Questa fase di studio mi affascina e mi serve per avere le risposte che cerco.
La fotografia può anche non essere solo fotografia, ma associazione di due ambiti che si coniugano fra loro creando qualcosa di nuovo.

La poesia da allora è diventata così la mia prima ispiratrice nel pensare e preparare progetti fotografici. Come tanti, ho i miei poeti preferiti dai quali attingo: Alda Merini, Giuseppe Ungaretti, Pier Paolo Pasolini, Pablo Neruda, Gabriele D’Annunzio.

 

Oltre il visibile...

Enzo Crispino, Oltre il visibile…

 

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Visto che la tecnologia permette a tutti di essere fotografi della domenica, secondo te, cosa distingue la vera fotografia?

Io ero un fotografo della domenica. Si capisce di non esserlo più quando si sente il forte bisogno di una crescita, un’ evoluzione che permette di non rimanere fossilizzato in un ambito fotografico specifico e spinge a provare a uscire dai soliti schemi ai quali, in teoria, ci dovremmo attenere per produrre tecnicamente una buona foto.
Avere curiosità di osare in fotografia per me è stato importante, mi ha fatto capire che se la fotografia non l’hai prima in testa non l’avrai mai negli occhi.

 

Enzo Crispino, il velo dell’anima

Spesso la tua fotografia è sospesa e intimista. Che cosa cerchi di raccontare con i tuoi scatti?

Questa domanda mi è stata posta più volte in altre occasioni ed è sempre stato per me un motivo di disagio; il timore è forte di apparire in modo non consono, di dare una immagine di me presuntuosa. Non cerco volontariamente di creare una fotografia intimista: è una inclinazione naturale dovuta alla fascinazione che ho per la poesia.

Nel visitare alcuni luoghi (gli interni di una casa o una spiaggia), prima di scattare le foto, il mio sguardo osserva e viene guidato dai versi che ho in testa per costruire il nuovo progetto, e le foto vengono da sé, senza mai cercare la foto perfetta. Non mi è mai interessato produrre uno scatto perfetto. Ho sempre cercato solo una cosa, cioè che la fotografia mi regalasse un’emozione anche nella sua imperfezione.
Mi reputo più un interprete della fotografia che un vero fotografo. Nelle mie foto desidero raccontare per immagini quelle percezioni che si tramutano in emozioni se ci soffermassimo di più a osservare, come ci invitava Luigi Ghirri: Tornare a guardare.

 

Enzo Crispino, Incontro con William Turner

Un consiglio per un giovane fotografo?

Mi sento di dire solo questo: studiare e conoscere la tecnica è fondamentale di certo, ma ciò che potrebbe dare un’ impronta personale e riconoscibile alla fotografia è anche provare ad andare oltre gli schemi, perché la fotografia è una esplorazione continua.

Enzo Crispino, Fabbrica

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Quali fotografi ti hanno ispirato? Perché?

In parte la risposta l’ho già data nella prima domanda ed è principalmente Luigi Ghirri con il suo invito di riportare l’occhio a vedere le cose che ci sono. Lui fa capire che esiste anche un’altra fotografia ugualmente importante rispetto a quella in bianco e nero, che forse apparentemente poteva sembrare banale e di scarsa sostanza. Infatti, anche un semplice e anonimo oggetto che quotidianamente è posto davanti ai nostri occhi, per esempio una canna fumogena sporgente da un muro di una casa, decontestualizzato può essere un interessante soggetto da fotografare per concedergli il proprio valore.

 

Come ti definiresti come persona?

Semplice, come la mia fotografia…

La bellezza perduta

Enzo Crispino, La bellezza perduta

 

Sul suo sito web potete continuare a scoprire la sua fotografia.