Il peso della tecnologia: cos’è un computer e il futuro

Computer fissi, portatili, portatili con schermo touch, tablet con tastiera, tablet senza tastiera, tablet piccoli, convertibili, smartphone e indossabili: acquistiamo troppi dispositivi perché siamo adepti della religione del consumismo o perché davvero ne abbiamo bisogno?

Consapevoli che, come al solito, la verità sta nel mezzo, vogliamo credere che abbiamo tanti dispositivi perché non ne esiste uno (o due) che possano fare tutto. Come mai non esiste un computer in grado di soddisfare le tutte nostre esigenze?

 

What’s a computer?

Un famoso slogan che la Apple usò per lo spot della di un vecchio modello diiPad Pro nel 2018 è: What’s a computer? (cos’è un computer?). 

Rispondere a questa domanda, nel mondo di oggi, è questione di primaria importanza. La tecnologia è in molti luoghi e nel futuro sarà sostanzialmente ovunque, ma ci dovrà sempre essere una macchina che permetta l’integrazione fra l’uomo e la “realtà virtuale” della macchina. Probabilmente ci sarà qualche invenzione che renderà il rapporto uomo – macchina così naturale da sembrare inesistente, ma ci dovrà pur sempre essere un portale di accesso al mondo che la macchina ha in sé. Oggi ci sono diversi portali: lo smartphone, il computer in tutte le sue forme e tutto ciò che è smart. Nella lingua italiana è invalso l’uso inglese di chiamare smart (intelligente) tutti quei dispositivi che non sono semplicemente quello che appaiono, ma hanno funzioni in più: è intelligente il telefono che fa anche altre azioni (lo smartphone), è intelligente l’orologio che non si limita solamente a segnare l’ora (lo smartwatch)…

Dunque i portali verso la tecnologia sono molteplici e stanno aumentando esponenzialmente: in occasione delle fiere di settore, scopriamo sempre nuovi oggetti che sono diventati smart. Ma ogni oggetto intelligente è un computer? 

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Non tutti gli oggetti intelligenti sono computer 

Qualcuno potrebbe dire che ogni oggetto smart è un computer, in virtù dell’etimologia della parola stessa: to compute significa calcolare, il computer è il calcolatore (si chiamava calcolatore elettronico il computer fino a qualche decennio fa), all’interno degli oggetti smart c’è un calcolatore, dunque sono tutti computer

Il ragionamento è coerente, ma mi vorrei dimostrare il contrario con un esempio. Al momento, a nessuno di noi, viene in mente di poter lavorare esclusivamente con il proprio smartphone. È componente fondamentale della vita di miliardi di persone e spesso, senza di esso, il lavoro risulterebbe molto difficile. Tolta però la funzione telefonica (che non ha certo bisogno della componente smart per funzionare), sono poche le persone che lo usano in via esclusiva per lavorare. Una parte anche consistente del lavoro potrebbe essere svolta sullo smartphone, ma un’ugualmente consistente porzione di lavoro deve essere svolta altrove, cioè su un computer. Sia esso in forma tradizionale o tablet, è il computer la macchina onnicomprensiva, a cui tutti si rivolgono per concludere il lavoro. Vista la questione da un altro punto di vista: senza lo smartphone potremmo lavorare, senza computer no. Non si tratta di una regola generale, ovviamente, ma penso che empiricamente valida per molti di noi. A riprova di questo, considerate i numerosi video e articoli che popolano il web e che cercano di rispondere alla domanda: l’iPad (il re dei tablet) può sostituire il computer? Neanche un tablet (dunque a tutti gli effetti un computer, dal momento che tablet è l’abbreviazione di tablet computer), per alcuni, è in grado di sostituire un computer, figuriamoci se riesce nell’intento uno smartphone. 

Ecco dunque la differenza fra oggetti intelligenti e computer. Definiremo computer quell’oggetto in grado di sostituire tutti gli altri oggetti intelligenti o quantomeno di far percepire di meno la loro mancanza. Il computer è il requisito minimo, ma allo stesso tempo necessario, per lavorare, almeno nelle mansioni di molti di noi. 

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Lavorare con il computer 

Tutti devono lavorare con il computer, ma cosa significa realmente lavorare? Se si potesse condurre uno studio statistico su un ampio campione, scommetterei che la maggior parte di coloro che afferma di lavorare con il computer direbbe che usa le seguenti funzioni: email, videoscrittura, videoconferenza, programmi specifici di vario tipo, stampa. Tutte queste funzioni potrebbero essere presenti in molti oggetti intelligenti, ma il computer riesce spesso a renderle pià semplici o a unirle tutte. È evidente che con lo smartphone non sia possibile tenere la contabilità di un’azienda. Quindi basta il computer? No, perché spesso gli scanner degli uffici non funzionano come vorremmo e il cellulare ci permette di scandire un documento in due secondi e di mandarlo per email in un minuto. Poi il computer a volte è meno immediato in molte funzioni, quali ad esempio l’uso dello stilo per scrivere sullo schermo per prendere appunti. 

I programmi specifici però non esistono per dispositivi diversi dai computer tradizionali: non solo i programmi di contabilità, ma lo stesso Excel o programmi di fotoritocco al di fuori del tradizionale assetto tastiera – mouse funzionano piuttosto male (questa è una delle critiche mosse più di frequente a coloro che vorrebbero rimpiazzare il computer tradizionale con l’iPad).

 

C’è qualcosa che non funziona 

Dunque pare proprio che abbiamo bisogno di diversi dispositivi per lavorare, e che abbiamo necessità assoluta di un computer. Quindi computer per lavorare, tablet per alcune operazioni di lavoro e per lo svago, smartphone per lavorare, svagarsi e fare un po’ di tutto in mancanza degli altri dispositivi (perché ce l’abbiamo sempre in tasca). Tralasciando per un attimo la questione economica (quanti soldi spendiamo per comprare tutti questi dispositivi?), consideriamo per un attimo il fardello che questi dispositivi costituiscono: se dovessimo trasportarli, ci servirebbe una borsa capiente e che diverrebbe molto pesante; se dovessimo scegliere un solo dispositivo da portarci appresso, questo sarebbe lo smartphone, ma ci troveremmo piuttosto male nell’utilizzo, data la sua incompletezza. 

 

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Less is more: il futuro dei computer 

Allora compriamo solamente un computer, come si faceva fino a dieci anni fa, e uno smartphone: probabilmente riusciremmo a fare tutto ciò che ci serve, con media soddisfazione e con qualche rinuncia qua e là. Questa potrebbe essere una soluzione, ma percorribile solo da persone immuni alla pubblicità e al consumismo, nonché da persone che non apprezzano il ruolo che la tecnologia svolge nello svago. 

Come dice il famoso adagio inglese, a volte meno cose hanno più valore. Ma la soluzione, a mio parere, non sta nel privarsi di oggetti tecnologici, ma nell’auspicare oggetti tecnologici diversi e più completi. L’esempio risparmia mille parole: la tecnologia degli schermi pieghevoli potrebbe unire saldamente smartphone e tablet. Il Samsung Galaxy Fold (la cui seconda generazione è attesa a breve) potrebbe essere un ottimo punto di partenza: se chiuso (come un libro) presenta uno schermo maneggevole per le operazioni veloci; se aperto garantisce la praticità di un tablet. 

L’altro settore enormemente promettente è quello degli smartphone che si trasformano in computer, diventandone il cuore. La potenza di calcolo delle macchine che abbiamo in tasca è spesso superiore a quella di un computer: la tecnologia sviluppata da Samsung e da Huawei permette di collegare il cellulare ad alcune periferiche piuttosto economiche (tastiera, monitor e mouse) ottenendo un’esperienza simile al computer desktop. Dunque, andando in questa direzione, anche il settore dei computer diverrebbe meno ricco e dispersivo. Nel mondo che immagino avremo in tasca un solo dispositivo pieghevole che fungerebbe da smartphone, tablet e computer quando collegato alle periferiche (in ufficio, a casa o nei luoghi pubblici quali ad esempio le sale comuni degli hotel). 

Il grande scoglio è il software, e in particolare la possibilità di avere dei programmi che funzionino in modo efficace su tutte le piattaforme. Un passo fondamentale è quello che sta compiendo Apple: l’azienda di Cupertino sostituirà i chip dei propri computer, ora prodotti da Intel (che li produce anche per tutti gli altri produttori), con chip prodotti dall’azienda stessa. Per semplificare: il cuore (o il cervello) del computer Apple del futuro sarà prodotto da Apple stessa, come avviene per tutti gli altri suoi prodotti. Il risultato: perfetta uniformità fra macchina e programma, dunque più affidabilità, maggiore durata della batteria e, soprattutto, uniformità di esperienza per l’utente (e di semplicità di programmazione) fra iPad, iPhone e Mac. Per dirla ancor più in soldoni: potremmo avere dei programmi con funzioni molto simili su smartphone e computer. 

Davvero il sogno di un solo dispositivo in grado di gestire tutto si avvererà? Lo spero, sia per la nostra schiena che per le nostre tasche.