Neruda e l’opera grafica di Guttuso
In Aprile 6, 2020 da Greta MeroniPiccole perle di letteratura scovate tra libri usati sono le poesie di Pablo Neruda tradotte da Salvatore Quasimodo con illustrazioni di Guttuso (Einaudi, 1954). Le pagine ingiallite, gli appunti a mano e i ritagli di giornali all’interno, conservati come tesori, sono un ottimo spunto per riflettere e parlare dell’opera grafica non molto conosciuta di Guttuso.
Tecniche e stili diversi per ogni autore
Il pittore ha illustrato grandissimi nomi; alcuni su commissione, molti altri per pura somiglianza interiore e di stile con gli scrittori. Dalla Divina Commedia, al Decameron, fino ad arrivare ad Addio alle Armi, I Miserabili, I promessi sposi e i Malavoglia.
Acqueforti, litografie, disegni a china, carboncino e acquerello; ogni illustrazione, sempre mantenendo lo stile del pittore, coglie l’essenza delle parole assecondando gli intenti dello scrittore.
Le illustrazioni delle poesie di Neruda sono a china e carboncino rigorosamente in bianco e nero per rappresentare l’urgenza espressiva e al contempo il dolore crudo della realtà tanto nelle poesie civili quanto nei disegni. Il realismo di Guttuso è tutt’altro che razionale, ma è pervaso di ansia e di grande carica espressiva. Viene esaltato il drammatico contrasto tra l’uomo e la realtà con un segno libero dello schizzo e forti contrasti nel modo di narrare e nelle singole scene.
Se leggiamo qualche nota su Guttuso confrontandolo con il poeta Pablo Neruda ci rendiamo conto dell’elezione di anime tra i due.
Due parole su Guttuso (Bagheria,1911-Roma,1987)
Renato Guttuso pittore italiano esponente del neorealismo pittorico, corrente che riprendendo la realtà, vuole parlare alle classi popolari. Guttuso si appassiona all’arte già dall’infanzia e sviluppa con gli anni l’antipatia per il regime fascista. Ritroviamo questo sentimento nella Fucilazione in campagna (1938), esempio di denuncia aperta nei confronti dei crimini del regime franchista in Spagna. Una lampante ripresa dell’opera di Goya: il 3 Maggio 1808.
Guttuso nelle sue opere vuole mostrare la crudezza, per quanto violenta, della realtà e contemporaneità. Lui stesso afferma che «… è necessario che un artista agisca, nel dipingere, come agisce chi fa una guerra o una rivoluzione.»
Negli anni Trenta Guttuso lascia la Sicilia per trasferirsi prima a Milano e poi a Roma dove entra in contatto con l’ambiente intellettuale con personaggi come Alberto Moravia ed Elsa Morante, che scherzosamente lo soprannominerà “Sfrenato Guttuso”, per la sua esuberanza.
In questi anni matura un’idea di arte volta a lanciare un messaggio sociale e politico che possa arrivare al popolo. Nel 1940 si iscrive al Partito Comunista Italiano, allora clandestino. Sarà Guttuso a disegnare il simbolo del Partito nel 1943.
La Crocifissione (1940-41) è una delle sue opere più famose. Il dipinto verrà apertamente criticato sia dalla chiesa cattolica che dal regime fascista. Il quadro viene posto sotto accusa per la nudità dei personaggi e per la crudezza della rappresentazione, evidente riferimento alla crudeltà della guerra.
Guttuso risponderà alle critiche con questa frase:
“Li dipinsi nudi per sottrarli a una collocazione temporale: questa è una tragedia di oggi, il giusto perseguitato è cosa che soprattutto oggi ci riguarda”.
Due parole su Neruda (Parral,1904 – Santiago del Cile,1973)
Un traduttore d’eccellenza quale Quasimodo ha curato l’edizione dalle sue prime affermazioni. La rivelazione di Neruda avviene nel 1924 con i Veinte Poemas de Amor y una Canción Desesperada in cui il poeta cileno con la sua fervida energia si discosta dalla poesia del caposcuola Rubén Darío e dai suoi contemporanei spagnoli. Lo stile che si delinea da questi primi versi, e poi sempre maggiormente è una linea di comunione umana e terrestre nutrita di una sanguigna passione civile.
Allo scoppio della guerra civile si schiera con i difensori della Repubblica spagnola e combatte durante l’assedio di Madrid. Le sue testimonianze poetiche sono sempre pregne di realtà e desiderio di libertà. Neruda, console Generale del Cile a città del Messico si dedicò alla sua attività di uomo politico e di poeta nella battaglia al nazifascismo che si combatteva in Europa. Cominciano così a nascere le poesie che formeranno il Canto General ultimato nel 1949.
Allargando la visione: le opere grafiche di Guttuso
Nella Commedia troviamo l’amore di Paolo e Francesca con corpi avviluppati in un bacio delineati con un segno dinamico e pochi accenni di colore. Le scene di Inferno e Purgatorio con la loro concretezza, vibrano attraverso il pennello dell’artista come accade con ai volti scavati di Forese e i golosi. Arriviamo infine alla rappresentazione di Beatrice ad acquerello in cui i tratti del viso accennati lasciano invece spazio al colore, quei colori simbolici che per Dante sono molto importanti; anche in questo caso il tratto del pittore sembra assecondare il testo ammorbidendosi.
Nei Promessi sposi le scene della peste, i corpi straziati raccolti dai monatti, la morte di Don Rodrigo; ben si accordano con la descrizione di una realtà cruda di Guttuso resa attraverso sfondi neri spesso a carboncino, volti grotteschi, corpi nudi spogliati della dignità.
Fino ad arrivare all’atmosfera sospesa e immobile dei territori assolati che sono sfondi dei Malavoglia, Guttuso riesce a cogliere la vena narrativa di Verga restituendola con corpi immobili, rigidi accompagnati da colori densi.
In tutti questi testi ci accorgiamo di quanto l’immagine si fonda e diventi parte stessa della narrazione. Disegni mai banali che aiutano la storia a dipanarsi sotto i nostri occhi. I volumi illustrati da Guttuso sono piccoli tesori da cercare tra le bancarelle di libri usati oltre ad essere una testimonianza grafica contemporanea che costituisce un unicum artistico.