Dietro all’opera, ritratti di artisti
In Aprile 20, 2020 da Greta MeroniTre artisti: de Chirico, Guttuso e Picasso. Un viaggio attraverso alcuni video che permettono di conoscere tre grandi autori e osservare le loro opere mentre vengono realizzate.
De chirico
1973. Giorgio de Chirico, ormai 85enne, è immortalato nel suo studio dal programma Rai Come nasce un’opera d’arte di Franco Simongini.
Simongini: «I colori che userà…»
de Chirico: «Sono colori buoni!»
Simongini: «Colori a olio?»
de Chirico: «Olio, sì. Perché colori al burro non ci sono»
La frase, diventata celebre come simbolo di questa intervista, ci dice molto sull’artista. Vediamo così un de Chirico ironico, restio a rispondere alle domande, tra mugugni e senza togliere lo sguardo dalla tela. Una invasione di privacy che l’artista sembra perdonare permettendo a noi di imparare molto di più sul personaggio di quanto potremmo imparare sui libri.
L’argomento su cui si sbilancia di più è il fratello Alberto Savinio, di cui sottolinea la bravura nello scrivere, rifiutando le definizioni di surrealista e metafisico. «Cose sbagliate» nate da interpretazioni sbagliate ma «quando nasce, una leggenda rimane». In questo senso de Chirico, come lo stesso Guttuso, ci invitano ad attenerci alla semplicità della tela senza voli pindarici, senza scuole o influenze. Tra diverse battute ci ricorda che spesso il lavoro del critico, che scava per cercare significati nascosti e simbolici, è superfluo.
Il processo creativo
Partendo da un bozzetto realizzato precedentemente, la mano si sposta disegnando sulla tela con il carboncino, più facile da cancellare. Artista e composizione sono entrambi ordinati.
Il tema scelto dal pittore non è nuovo: un sole e una luna che vengono catturati e portati in una stanza dove continuano a brillare. Accanto a questi troviamo una poltrona. Solo una poltrona che «sta lì perché sta bene, meglio non cercare significati». È un soggetto ripreso dalle Litografie per le poesie di Apollinaire, «simpatico ma non molto allegro» a parere di de Chirico.
L’intervistatore riesce a strappare al pittore considerazioni e preferenze su cose di tutti i giorni: fiori e stagioni preferite e varie credenze. Domande e risposte semplici che rivelano molto del personaggio.
Ama i tulipani perché hanno più forma; ne parla mentre dei fiori finti sono sul tavolo, ma preferisce la frutta.
Per «dipingerla?», lui risponde «Anche per mangiarla».
Si rivela superstizioso con talismani e corni portafortuna sparsi per lo studio.
Non ama la primavera e il sole ma gli piace la pioggia, la notte e il buio, le grandi e affollate città.
Clicca QUI per vedere l’intervista completa
Guttuso
Renato Guttuso dipinge i peperoni. È questo il titolo scelto dalla Rai per la sua intervista; un nome simpatico che non vuole essere nulla di più di ciò che è. Come de Chirico, ma più aperto alla vicinanza della telecamera, Guttuso ci ricorda la semplicità dietro all’arte realizzata in modo che:
« il pubblico semplice si potesse rendere conto che l’operazione è molto chiara, non contiene nessun mistero, nessuna magia; casomai questo può accadere qualche volta al risultato quando l’opera è finita.»
Il processo creativo
Una linea nera crea la figura sul foglio; si delineano così i peperoni. Contorno e colore insieme, alla portata di tutti. Il pittore costruisce il quadro poco alla volta sperando e credendo che il quadro si «crei da sé» in modo che tutti possano cogliere il rapporto tra la tela dipinta e i peperoni comprati al mercato la mattina. L’artista è aperto, ci spiega come modula il colore, che olio utilizza, come nasce e si sviluppa la composizione.
«Roma è come un autobus che si riempie e si svuota continuamente».
In questa città, l’artista si alza presto alle 8, 8.15; il pomeriggio preferisce disegnare o fare altro, generalmente il pomeriggio non dipinge.
Parla della sua produzione, del suo rispetto per ciò che si è fatto in anni precedenti. Racconta di essere contento di aver partecipato alla «battaglia realista» in modo «forse troppo volontaristico avendo forse un po’ troppo premuto la volontà per fare cose che voleva fare». Questa è l’unica autocritica.
La pittura invece, ci ricorda, deve nascere spontaneamente da una persona non spontanea, che ha studiato e osservato molto.
Infine ricorda Picasso: lui che faceva vedere i quadri dicendo che per erano tutti uguali, non credeva all’ ispirazione, credeva invece al lavoro, ogni giorno faceva qualcosa. «Un artista deve mettersi all’opera con la voglia di fare sempre del proprio meglio».
Che consiglio darebbe a un giovane pittore?
«Quello che dava Leopardi ai giovani scrittori: esplorare il proprio petto. O quello che dava Puškin: descrivi senza fare il furbo…
Cose che si capiscono lungo la vita, cose semplici, comprese attraverso lunghi pagamenti e lunghe scadenze.»
Clicca QUI per vedere l’intervista completa
Picasso
La storia dietro a un’ opera non molto conosciuta di Picasso è raccontata bene nel documentario Il mistero di Picasso in cui Henri-George Clouzot, regista francese, filma l’artista nel suo studio in mezzo ai suoi quadri.
Non tutte le opere in questo documentario sono sopravvissute e arrivate fino a noi ma alcune di queste si possono vedere nella mostra Picasso and Paper per la Royal Academy of Arts (2020) di cui potete trovare una recensione fatta dal Guardian QUI.
Il processo creativo
Nel filmato tratto dal documentario di Clouzot emerge la genialità dell’artista nonché la sua abilità nel disegno. La sfida sarebbe ardua per chiunque ma non per Picasso: 50 piedi di pellicola, cinque minuti.
Per il filmato viene utilizzata la stop action photography per catturare il dipinto e al contempo viene filmato lo stesso artista al lavoro.
Picasso parte da tre fiori che diventano un pesce, che si trasforma in una gallina e poi una testa di fauno. Quando mancano 8 secondi ancora il soggetto finale deve comparire e Picasso sorride, il tempo non è un problema. Nasce, così, l’opera non molto conosciuta del pittore.
La metamorfosi non è un tema nuovo per Picasso ma qui si può vedere attraverso gli stessi occhi del pittore, osservando il mutamento dell’idea e di conseguenza del soggetto realizzato. Una delle affermazioni fatte dal pittore che sono diventate celebri trova in questi minuti corrispondenza con il vero:
“A dodici anni dipingevo come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino.”
Un consiglio di lettura
Gertrude Stein, scrittrice, poetessa e mecenate americana, ci parla di Picasso poco più di trent’anni dopo che il pittore spagnolo le ha dipinto il suo famoso ritratto. Il suo saggio Picasso viene pubblicato nel 1938 e lei rivela di conoscere molto bene il pittore restituendoci un suo ritratto veridico. il ritratto di un uomo dal carattere tempestoso e irruente, non certo facile, ma sicuramente un ottimo artista.
Per vedere il video del disegno completo clicca QUI