Caro diario ai tempi di internet
In Maggio 15, 2020 da Riccardo GiannattasioQuaderni piccoli, grandi, taccuini, agende; Bullet Journal, planner, agenda; diario, journaling. Un mondo che è sempre esistito, ma che internet è riuscito a sistematizzare e a rendere disponibile a chiunque, creando un lessico molto ricco. Oggi parliamo della passione per i quaderni e i taccuini e del loro valore come fonti storiche per il futuro, come contenitori di pensieri e come strumenti per aumentare la produttività. Abbiamo intervistato alcuni appassionati americani che ci hanno raccontato la loro passione.
Un problema storico e psicologico
Nel momento storico in cui stiamo vivendo, magari inconsapevolmente, ci sentiamo parte di qualcosa che varrà la pena di essere ricordato e tramandato ai posteri. Parte dell’epoca stessa di internet, non sappiamo quale sarà il lavoro degli storici che lavoreranno su fonti presenti solo sulla rete. Il rischio è che non si potrà fare affidamento sulla rete come su una fonte tradizionale e che il lavoro dello storico del 2070 sarà molto difficile. Per non correre il rischio che lo storico del futuro non riesca a creare una narrazione completa del periodo in cui stiamo vivendo, Katherine Sharp, una storica, ci invita a tenere un diario, dalle colonne del TIME dell’11 maggio: «Per salvare le storie che nel passato spesso sono state perse, [gli storici del futuro] hanno bisogno del nostro aiuto, ed ecco perché dovremmo tutti tenere un diario in questi tempi di coronavirus».
Ma i diari hanno un importante ruolo psicologico. «Un uso possibile del diario», afferma Katy Walkman in un articolo pubblicato su newyorker.com, «è quello, in tempi che mettono i nervi a dura prova, di regolare l’umore o, come dicono le persone che non s’intendono di psicologia, sfogarsi.» E c’è di più: «[…] un diario crea dei parametri intorno alla vita di una persona: mette in luce quali dettagli sono considerati poco importanti o del tutto omessi, attraverso quali stati d’animo si passa attraverso, quali ricordi si vuole respingere.»
«Scrivo per rimanere sana di mente»
Reddit è il paradiso per gli appassionati di questo mondo. Si tratta di un portale in cui gli iscritti possono pubblicare i propri contenuti (e ovviamente votare e commentare quelli degli altri) all’interno di alcuni gruppi (Subreddit) monotematici. Gli appassionati di quaderni hanno almeno tre o quattro gruppi molto attivi dove scrivere e trarre spunto (molti sono in lingua inglese). Proprio su Reddit abbiamo incontrato Kat, un’americana dell’Oregon. Tiene un diario da vent’otto anni consecutivi. Ha ammesso che per un breve periodo della sua vita ha smesso, ma davvero per poco; fu durante il breve periodo del suo matrimonio che non scrisse nulla, e anche questo, sostiene, contribuì a mandarla in depressione. Le abbiamo posto domande molto varie in merito alla sua passione. Ci ha dato risposte molto stimolanti, ma una in particolare ci ha colpito. «Perché scrivi così tanto e da così tanto tempo?», le ho chiesto. «Scrivo per rimanere sana di mente, per far scatenare la mia creatività e per dare un ordine e gestire la mia vita.»
A un primo sguardo ai gruppi di Reddit, ai blog di appassionati, e a Pinterest (altro punto di partenza per scoprire questo mondo), potrebbe sembrare che gli appassionati di quaderni e di scrittura pensino solo all’estetica. Ma non è così e Kat ci ha infatti smentito da subito. Scrivere della propria vita è terapeutico. Gli psicologi lo sostengono da anni: mettere su carta i propri pensieri o le proprie riflessioni aiuta a chiarire, fare ordine e pianificare nonché a trovare soluzioni.
I diari sono tornati di moda perché la tecnologia è ovunque
All’epoca del digitale, l’analogico della carta e penna è ritornato in auge. Se ci si pensa bene, questa è una risposta del tutto logica al mondo in cui viviamo (e soprattutto in cui vivremo), tutto fatto d’inconsistenza. Durante i periodi d’isolamento dovuti al coronavirus, molti di noi hanno potuto mantenere le relazioni che di solito chiameremmo interpersonali solamente tramite videochiamate. Naturale risposta all’inconsistenza delle figure colorate che si muovono sugli schermi, simulacro dei nostri affetti, per qualcuno sono le pagine tutte da riempire di un diario. Kat le decora, come fanno in molti. Ma non si scambi questo atteggiamento per qualcosa di puerile: ne ha anche fatto una piccola attività su Etsi, il negozio virtuale di oggetti fatti a mano, in cui vende alcuni diari creati da lei. Per qualcuno i diari sono oggetto di culto, e devono ospitare solo scrittura calligrafica (cercate lettering su un motore di ricerca e vedrete quale mondo c’è dietro alla bella grafia); per altri il diario è solamente un luogo di libertà. «So che magari qualcun altro parlerebbe con un amico per non sentirsi solo, io invece scrivo nel mio diario», ci ha confidato Kat. Come potrebbe trovare conforto Kat se tenesse un diario digitale? Per quanto l’informatica (in tutte le sue forme, dai tablet ai registratori vocali) possa aver rivoluzionato e migliorato la nostra capacità di organizzare informazioni, essa non potrà mai sostituire il raccoglimento che offre la carta.
Un’altra nostra fonte, grande appassionata di diari anche lei, sostiene che il journaling, cioè l’arte di tenere un diario, sia uno dei modi che usa per instaurare una relazione con se stessa: «Sei tu che racconti la storia di te stesso», ci ha detto.
Internet è esso stesso luogo di confronto e conforto per gli appassionati di quaderni, diari, e di scrittura: «Ti sembra di non essere solo. Posso dire a qualcuno quanto le pagine del mio nuovo taccuino siano belle da toccare senza che pensi che sia un tipo strano.»
Il Bullet Journal e la produttività
La rete è piena di diari e di gente che li ama e ne parla per un motivo molto semplice: ognuno scrive a proprio modo e vuole raccontare e scoprire nuove strategie.
Il diario (journaling) è una questione di miglioramento personale, salute psicologica ed emotiva. Per qualcuno è un modo per lasciare traccia di sé ai posteri e agli storici che verranno. Possiamo dire che la forma di scrittura diaristica affonda le radici nell’animo umano e dunque è la più naturale, anche se la più difficile.
Ma Rayder Carroll ha inventato il Bullet Journal (con le lettere maiuscole, dato è un maschio registrato), un metodo semplice per tenere traccia degli impegni. Con il diario ha molto a che fare, come ci dice anche il nome, ma è basato sulle liste (bullet). Ha a che fare con la sanità mentale, ma nel senso di organizzazione degli impegni. Poco invece c’entra con le emozioni e il racconto della propria vita. Kat usa un suo personale metodo ibrido di scrittura, a metà fra il Bullet Journal e il diario vero e proprio.
Il concetto alla base del Bullet Journal è la lista di cose da fare, quella che da qualche secolo scriviamo su ogni ritaglio e immancabilmente perdiamo. Ma è qui che Carroll entra in gioco: ha pensato di creare un metodo per raccogliere le liste sparse in un taccuino. Lui ne produce uno, ma conferma che si può usare qualunque quaderno. Il sistema è semplice e abbondantemente spiegato in rete: consiste nello scrivere liste per anni, mesi, giorni e nell’utilizzare dei segni quando completiamo, programmiamo o li rimandiamo cose da fare. Ryder Carroll, nella sua biografia sul suo sito, racconta che da giovane gli diagnosticarono delle difficoltà dell’apprendimento e dunque dovette ingegnarsi per trovare nuovi metodi per concentrarsi. Dopo molti tentativi, creò il Bullet Journal. Ora è un fenomeno di massa. Aprite YouTube e fate una ricerca: ci sono centinaia di nuovi video ogni settimana, tutti che mostrano persone orgogliose del proprio sistema organizzativo o delle decorazioni dei propri taccuini.
Ma c’è qualcosa di buono in questa moda? Kat ha concluso lapidariamente: «Posso pensare a una cosa mille volte e arrivare sempre alla stessa conclusione, ma quando scrivo riesco a pensare meglio e a valutare le situazioni da più angolazioni e trovare soluzioni nuove.» E come darle torto: non serve ricercare chissà quale studio sceintifico (ma ce ne sono a centinaia) che mostri il valore della scrittura nel miglioramento della produttività individuale. Il Bullet Journal, se lo si analizza bene, non è un sistema rivoluzionario. È probabile che molte altre persone al mondo siano giunte allo stesso metodo, dopo vari tentativi: tutto sommato sono liste. Ma Carroll è figlio di internet e la sua invenzione ha fatto del bene a milioni di persone grazie alla rete. Dunque sì, il Bullet Journal potrebbe essere una soluzione valida per molte persone. Nessuno ci vieta di modificarlo a nostro gusto e piacimento per adattarla alle nostre esigenze.
Dovremmo tutti tenere un diario?
Da un punto di vista storico, senza dubbio sì. Ma la vita quotidiana non sempre riesce a tenere conto della prospettiva futura, pertanto il diario sembra essere una scelta individuale che muove solo dal piacere che si ha nel tenerlo. Ci sono mille forme fra cui possiamo scegliere, dal diario al Bullet Journal fino a un ibrido di nostra invenzione, ma la sostanza è questa: se ci aiuta scrivere e ci rende persone migliori e psicologicamente più stabili, allora non dobbiamo fare altro che prendere in mano un taccuino e cominciare.